Tuesday, November 18, 2014

Il Canada si lascia alle spalle la crisi


Dopo 7 anni, nel 2015-2016 il bilancio dello stato torna in attivo: +1.9 miliardi di dollari. E il Primo Ministro Harper gongola



In molti lo avevano già dato per spacciato, speculando sulla crisi economica che continua a mordere, e scommettendo sulla ‘naturale’ voglia di cambiamento degli elettori dopo 8 anni ininterrotti di governo conservatore. Ma avevano fatto i conti senza l’oste: il Primo Ministro Stephen Harper, infatti, è più che mai “ancorato” alla sua poltrona, lanciatissimo verso una clamorosa riconferma alle elezioni del prossimo anno. Tanto da rischiare di passare alla storia come uno dei Premier più longevi della storia politica canadese, davanti a Jean Chrétien e dietro a “mostri sacri” come Mackenzie King, John A. Macdonald, Pierre Trudeau e Wilfrid Laurier. Perché, alla fine, “il potere logora (sempre e solo) chi non ce l'ha”, come usava ripetere sapientemente un intenditore di razza come Giulio Andreotti. A certificare lo stato di ottima salute di cui gode il governo conservatore sono due recenti sondaggi: il primo, firmato ‘Ekos’, dimostra come il vantaggio liberale di 12 punti si sia ridotto a 3 sole lunghezze (33.5 contro 30.2), mentre ‘Nanos’ attesta come Harper abbia scalzato Trudeau come “migliore Primo Ministro”, incassando il 32% dei consensi contro il 30% a favore del leader liberale ed il 20% del neodemocratico Mulcair. Una tendenza destinata a rafforzarsi, soprattutto alla luce dell’ultimo annuncio: dopo 7 lunghi anni di deficit, l’esercizio finanziario in corso è destinato a chiudere con un passivo di appena 2.9 miliardi di dollari; ma già nel 2015-2016 segnerà un surplus di 1.9 miliardi, che poi diventeranno 4.3 nel 2016-2017, 5.1 nel 2017-2018, 6.8 nel 2018-2019 e addirittura 13.1 miliardi di dollari nel 2019-2020. Numeri leggermente inferiori rispetto a quelli previsti nella manovra finanziaria depositata lo scorso febbraio, ma decisamente positivi se si considera il minor gettito fiscale derivante dal calo congiunturale del prezzo del petrolio (-25%, con perdite pari a 2.5 miliardi all’anno) e dalla riduzione delle tasse per le famiglie con figli a carico e delle imposte che gravano sulle piccole e medie imprese: per una spesa complessiva di 3.2 miliardi. Misure “ossigenanti” che hanno ritardato il pareggio ma, allo stesso tempo, hanno contribuito ad ‘asciugare’ la pressione fiscale federale, che ha toccato il punto più basso degli ultimi 50 anni. Senza contare che il prodotto interno lordo continua a galoppare ad un ritmo medio del 2.3%. Ad annunciare la “buona novella”, nei giorni scorsi, è stato il ministro delle finanze Joe Oliver, davanti alla platea del “Canadian Club” di Toronto: “Non è mai facile raggiungere il pareggio di bilancio, soprattutto quando molti Stati si ritrovano ancora con deficit importanti – ha detto il titolare del Tesoro -: è stato necessario disporre di un progetto a lungo termine e di molta disciplina per metterlo in pratica”. Scontate e sferzanti le critiche delle opposizioni, che hanno bollato l’aggiornamento del quadro finanziario come “iniquo” ed “elettoralistico”. La verità è che Harper ha saputo giocare alla perfezione le sue carte, coniugando il controllo rigoroso della spesa, grazie ai bisturi che hanno costretto ad una severa ‘cura dimagrante’ molti Ministeri, con il rilancio dei consumi e degli investimenti per stimolare la crescita. Un dato reale sotto gli occhi di tutti, grazie ad una ricetta vincente, che farebbe al caso di molti Stati ancora ‘in apnea’. A cominciare dal nostro amato e tormentato Belpaese.

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