Nessun rinnovo per il 2015: il difensore italiano scaricato dalla squadra quebecchese
Montréal - Nel calcio, come nella vita, la riconoscenza è il sentimento
della vigilia. Matteo Ferrari non fa più parte dei progetti futuri dell’Impact
di Montréal: la società quebecchese, infatti, ha deciso di non esercitare
l’opzione contrattuale che il giocatore vantava per la stagione 2015. Una
scelta legittima, anche se discutibile. Quello che stona, però, è il modo in
cui Ferrari è stato congedato: dopo 3 stagioni, l’Impact lo ha scaricato con un
comunicato, datato venerdì 31 ottobre, fin troppo scarno. E la notizia gli è
stata comunicata in tutta fretta, nel corso di un colloquio durato non
più di 10 minuti. L’ex difensore azzurro avrebbe meritato ben altro
trattamento: una maggiore considerazione sarebbe stato d’obbligo. Tre
anni non si cancellano in pochi minuti e con due righe. Un epilogo triste,
dunque, che ha deluso nel profondo Matteo Ferrari, un professionista classe 1979,
che nella sua lunga carriera ha militato in squadre come Inter, Genoa, Parma,
Roma e Besiktas, oltre ad aver collezionato 11 presenze in Nazionale. E così è
stato lo stesso Ferrari a prendere l’iniziativa convocando una conferenza stampa,
domenica scorsa, per spiegare le sue ragioni. E per ringraziare tutti quei
tifosi che, soprattutto su Twitter, hanno manifestato tutta la loro contrarietà
per la scelta operata dal direttore tecnico, nonché allenatore, Frank
Klopas. “Mi sono sentito in dovere di ringraziare pubblicamente i tifosi che mi
hanno sempre rispettato e voluto bene, accogliendomi come un figlio e
trattandomi con i guanti”, ha detto Ferrari ai microfoni di Gianni Cristiano di
Radio CFMB. “Tre anni sono tanti, mi sento parte di questa squadra e credo di
aver fatto un po’ di storia, anche se tra alti e bassi. Sono sempre
sceso in campo con grande spirito di attaccamento alla maglia. Non è un addio
facile, ma non posso colpevolizzare chi ha deciso di non riscattare la mia
opzione: 3 mesi fa sono stato il primo ad avere qualche dubbio sul mio futuro
perché le cose non andavano come avrei voluto ed ho cominciato ad informarmi
chiedendo di essere ceduto ad una squadra che lottava per i playoff.
L’allenatore, però, mi ha detto che ero troppo importante per il gruppo e così,
pur sapendo che il mio ciclo a Montréal fosse finito, ho accettato di restare
con grande professionalità”. Una stagione travagliata, quella appena
conclusa, con la squadra che ha chiuso il campionato all’ultimo psoto.
"Problemi di leadership? Non credo. Ho visto grande attaccamento ed
esempio da parte dei più anziani della squadra. Non credo sia stata la causa
principale del
tracollo: abbiamo iniziato male e cambiare tanti giocatori a stagione iniziata
non è servito". Matteo, però, non si sente ancora pronto per attaccare gli
scarpini al chiodo: "Fisicamente penso di poter giocare ancora. Non so
cosa sarà domani e non ho fretta. Se ci sarà una bella situazione con una
squadra che lotta per vincere sarà bello
farne parte, ma non posso entrare in un progetto di lungo termine, vista la mia
età. Montreal
rimarrà nel mio cuore: ho tanti amici qui e spero di essere sempre il
benvenuto". Una cosa è certa; l’Impact di oggi parla sempre meno italiano:
dopo Corradi, Pisanu, Paponi, Ferrari e Di Vaio, l’anno prossimo potrebbe
essere ingaggiato il solo Marco Donadel. Di sicuro sarà necessaria una campagna
acquisti di un certo livello per riconquistare i tifosi e smentire i media,
che hanno interpretato l’acquisto da parte di Joey Saputo del Bologna FC come
un segnale di forte disimpegno.
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