Friday, February 28, 2014

RAI ITALIA, Piero Corsini: “Servirvi è una sfida emozionante e avvincente”

Il Direttore Editoriale di Rai Italia: “L’interesse, anzi, l’amore delle nuove generazioni per l’Italia e la lingua italiana sembra crescere in misura proporzionale di padre in figlio. Ho già effettuato alcuni incontri con le Comunità italiane di Toronto e New York, e ho avuto la riprova, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto sia importante  il contatto diretto con gli spettatori”

Dr. Piero Corsini, dopo tanti anni in Rai (dal 1986) e la collaborazione con Giovanni Minoli per la realizzazione di programmi di successo come ‘Mixer’ e ‘La Storia siamo noi’, il salto a Rai Italia, di cui oggi è Direttore Editoriale. Cosa l’ha spinta verso questa nuova avventura?
Direi che è stata la straordinaria opportunità di applicarmi ad una accezione diversa di servizio pubblico. Quei programmi che lei ha citato parlavano agli italiani in Italia: un pubblico vastissimo ma sostanzialmente omogeneo in quanto a riferimenti culturali, politici, sociali. Era cioè un pubblico che, per dire così, “respirava la stessa aria”. Il pubblico di Rai Italia, invece, oltre ad essere potenzialmente ancora più vasto, è assolutamente eterogeneo: è sparso in quattro continenti, racchiude in sé esperienze, storie, sensibilità, prospettive generazionali completamente differenti. Eppure, le radici comuni legano tra loro tutti questi milioni di spettatori. Servire questo pubblico è una sfida emozionante e avvincente.

Lei ha scritto diversi libri sulla storia recente del Belpaese. Quale storia l’ha intrigata di più? Ed ha un ricordo di “storia di emigrazione” che l’ha particolarmente colpita?
Per quanto riguarda la storia italiana recente, mi interessano, da sempre, gli anni del terrorismo, una tragedia su cui, credo, siamo ancora piuttosto lontani dal sapere tutta la verità. Per quanto riguarda invece l’emigrazione, una delle storie più affascinanti in cui mi sono imbattuto è quella di Carlo Borsari, che ha sostanzialmente fondato la città di Usuhaia, in Argentina, l’avamposto abitato più a sud del pianeta. È una storia in cui c’è tutta l’esperienza dell’emigrazione italiana: c’è l’avventura, il coraggio, la determinazione, l’intuizione imprenditoriale, il sacrificio, la lontananza, la voglia di farcela ad ogni costo. 

Da quando è al timone di Rai World, e quindi di Rai Italia, il canale dedicato agli italiani all’estero è tornato a proporre programmi ad hoc per i connazionali nel mondo. Sarà questa la tendenza anche per i prossimi anni? Magari potenziando l’informazione di ritorno e la trattazione di tematiche come pensioni, cittadinanza. sanità, ecc.?

Per quanto riguarda il futuro, la premessa è che la convenzione tra la Rai e la Presidenza del Consiglio dei Ministri per Rai Italia scadrà nel dicembre 2015: questo ci dà un orizzonte progettuale che, naturalmente, ci aiuta molto. Per quanto riguarda il resto della domanda, in realtà tutte e due le cose sono già presenti: l’informazione di ritorno, infatti, è una realtà grazie alla sinergia con Rai Scuola, il canale di Rai Educational diretto da Silvia Calandrelli, che tutti i sabati e le domeniche (sia in Italia che in tutta Europa) propone due puntate (delle cinque settimanali) di Community – L’altra Italia. L’informazione di ritorno è dunque, grazie a questa sinergia virtuosa, una realtà. È un primo passo, che sappiamo essere stato molto apprezzato dai nostri connazionali nel mondo. Per quanto riguarda invece le tematiche più “di servizio”, come quelle da lei elencate, sempre dentro Community, ogni giorno, c’è la rubrica InfoCommunity, in cui rispondiamo con l’aiuto di esperti alle e-mail degli spettatori proprio in materia di pensioni, residenza, tasse, cittadinanza, etc.

A parte il calcio, ha già avuto modo di pensare a qualche programma ad hoc per intercettare anche l’attenzione dei più giovani, degli italiani di 3ª e 4ª generazione? E come pensa di catturare, invece, l’interesse dei nuovi emigranti, giovanissimi e specializzati?

Questo è uno degli aspetti più stimolanti di quella sfida di cui parlavo prima. L’interesse, anzi, l’amore delle nuove generazioni per l’Italia e la lingua italiana sembra crescere in misura proporzionale di padre in figlio. Ecco perché abbiamo pensato a un programma come ‘Campus Italia’, che ogni settimana, con un linguaggio agile e veloce, racconta ai giovani (e ai loro genitori) quali opportunità di studio, stage, impiego ci siano in Italia. È un’occasione per scoprire che in Italia quelle opportunità esistono, e anche per scoprire la meraviglia di quelle città in cui, appunto, si tengono i corsi o c’è necessità di lavoro.

Tra le nuove trasmissioni, come ‘Community – L’altra Italia’, ‘Un giorno nella Storia’, ‘Camera con vista’, ‘Doc! Doc!’, ‘Speciale Community – Voci d’Italia’ e il nuovissimo ‘Campus Italy’, quale sente più a ‘sua immagine e somiglianza’? Sta già pensando a nuovi programmi?
Sono particolarmente fortunato, perché lavoro insieme a una squadra di enorme talento, entusiasmo e competenza. È con questa squadra che siamo riusciti a tradurre in programmi televisivi – anche quotidiani, con la particolare difficoltà che questi comportano – il doppio binario su cui abbiamo impostato il nuovo palinsesto di Rai Italia: raccontare da un lato l’Italia agli italiani nel mondo, e dall’altra le comu nità dei nostri connazionali all’estero. Quanto ai nuovi programmi, non vorrei anticipare nulla: spero soltanto che, nei prossimi mesi, Rai Italia continui ad arricchirsi di nuove proposte per i nostri spettatori.

Rai Italia è più di un semplice canale televisivo: è l’emblema vivente del Bel Paese, veicola l’immagine dell’Italia di oggi: dalla lingua alla cultura, dalle tradizioni al Made in Italy. Quanto le pesa questa enorme responsabilità nei confronti di oltre 80 milioni di oriundi?
È, come dice lei, una responsabilità enorme. Ma, ripeto, nella mia vita professionale ho avuto la fortuna di lavorare sempre a programmi a forte impronta di servizio pubblico. Dunque cerco di non farmi “intimidire”, per dir così, dalla quantità di spettatori potenziali sparsi nel mondo, e di continuare a lavorare con lo scrupolo e il senso di responsabilità che mi viene da una profonda consapevolezza dell’importanza e del ruolo del servizio pubblico.

Quanto le sembra attuale e fattibile l’idea di realizzare un film sulla storia dell’emigrazione italiana?
Mi sembra sia attuale che fattibile, e credo anzi che sarebbe tempo che anche il nostro cinema – così come il cinema di Hollywood da tanti anni a questa parte – affrontasse questo passaggio così significativo e importante della storia del nostro Paese.

L’idea di ‘passare in rassegna’ le Comunità sparse nel mondo attraverso la stampa italiana ci è sembrata geniale: che idea si è fatta della Comunità italiana di Montréal attraverso il Cittadino Canadese?
Quando sono stato nominato Responsabile Editoriale di Rai Italia, una delle prime cose che mi ha incuriosito – perché, da semplice viaggiatore, non me ne ero mai reso conto – è stata scoprire che, per gli italiani che vivono, poniamo, a Sydney, è importantissimo e interessantissimo conoscere le storie e mettersi in contatto (anche solo “virtualmente”) con i connazionali che vivono, ad esempio, a Montréal appunto. È da questa scoperta che è nato Community, e da Community sono poi nati gli Speciali dedicati appunto ai giornali presenti nelle Comunità. Mentre sono stato più volte a Toronto, non sono ancora mai stato, purtroppo, a Montréal: spero di colmare presto questa lacuna, ma nel frattempo l’idea che mi sono fatto è quella di una Comunità molto numerosa, viva e orgogliosa delle sue tradizioni quanto perfettamente integrata con il dinamismo del Canada.

E quando verrà a visitare una Comunità vivace e attiva come quella di Montréal?
Come dicevo, spero di venire presto. Ho già effettuato alcuni incontri con le Comunità italiane di Toronto e New York, e ho avuto la riprova, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto sia importante  il contatto diretto con gli spettatori: ecco perché mi ripropongo, nei prossimi mesi, di viaggiare molto per conoscere anche altre realtà.

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