Wednesday, June 11, 2014

L'EDITORIALE - Budget Qc: tagli alla spesa, meno servizi?




Un budget duro, ma necessario per risanare le casse dello Stato e garantire un futuro stabile alle prossime generazioni. Il governo Couillard ha fatto una scelta di campo: inutile tergiversare, il pareggio di bilancio è ormai una priorità improcrastinabile. Da raggiungere entro il 2016. Ad ogni costo. “Non è un’ossessione, ma un obbligo”, ha dichiarato il Ministro delle Finanze, Leitao. Seguendo così l’esempio virtuoso di Ottawa, che nello stesso periodo punta addirittura ad accumulare un attivo di 6.5 miliardi di dollari destinato ad essere restituito ai contribuenti per alleggerirne il carico fiscale. Il governo liberale si è esposto troppo, per permettersi di fallire. Couillard ci ha messo la faccia e ora si gioca buona parte della sua credibilità: per questo motivo ha optato per una ‘terapia d’urto’ che prevede nuove tasse (le solite, i primi ad essere colpiti ad ogni latitudine sono i bevitori e i fumatori, come se i vizi fossero una colpa anche agli occhi dello Stato), ma anche, e soprattutto (e qui sta la novità più coraggiosa, ma anche più rischiosa), tagli consistenti alla spesa pubblica, da cui non vengono risparmiati neppure due settori ‘sensibili’ come la Sanità e l’Istruzione. È come se Couillard volesse accattivarsi la simpatia dei cittadini con un messaggio tipo: “A qualcuno di voi chiedo qualche sacrificio in più, ma io dò l’esempio e faccio altrettanto”. Un approccio quasi paternalista e populista, per indorare la pillola dell’austerità implementata attraverso il doppio binario dell’aumento delle tasse e del taglio della spesa. Per mettere i conti in ordine, dunque, il governo punta ad una cura dimagrante all’interno della sua stessa amministrazione: solo per questo esercizio finanziario, infatti, i Ministeri (13 su 22 quelli ‘colpiti’) sono chiamati a stringere la cinghia ed a risparmiare 3.3 miliardi di dollari. E non è che l’inizio: i tagli saranno ancora più massicci l’anno prossimo (2015-2016), in base al rapporto che presenterà nei prossimi mesi la ‘Commissione per la revisione permanente dei programmi’, organismo istituito dall’esecutivo per passare al setaccio tutti i programmi governativi, stabilendone la pertinenza e la portata. E quindi l’eventuale taglio. A ciò si aggiunga il congelamento dei funzionari (che negli ultimi 10 anni sono cresciuti di 48 mila unità): le nuove leve non prenderanno automaticamente il posto di chi andrà in pensione. Per quanto ambiziosa, però, la ricetta di Couillard, messa nero su bianco da due economisti affidabili e di grido come il Ministro delle Finanze Leitao e il Presidente del Consiglio del Tesoro Coiteux, rappresenta un’arma a doppio taglio e rischia di rivelarsi un boomerang: i liberali puntano a fare cassa attraverso una macchina dello stato più snella e leggera, senza per questo scontare una diminuzione dei servizi elargiti. La parola-chiave è produttività: Couillard vuole ‘potare’ i rami secchi della burocrazia e scommette sulle capacità dei funzionari, i quali, consapevoli di essere in numero inferiore e di avere meno soldi a disposizione, dovranno impegnarsi ancora di più per garantire gli stessi standard di efficienza e qualità. Uno scenario ideale, che potrebbe però scontrarsi con una realtà molto più complicata e penalizzante. I servizi, infatti, potrebbero deteriorarsi per mancanza di finanziamenti e/o insufficienza di personale: in questo modo il cittadino medio, insoddisfatto, si ritroverebbe costretto a rivolgersi al settore privato. Oppure l’organismo pubblico di turno, a corto di liquidità, si rivolgerebbe direttamente al cittadino-cliente chiedendogli quei soldi che lo Stato centrale non gli garantisce più. In entrambi i casi, a rimetterci sarebbe proprio il cittadino, che conoscerebbe una forte impennata dei costi. Oltre al danno, anche la beffa. Un esempio su tutti: le commissioni scolastiche, martoriate dai tagli, si potrebbero sentire autorizzate ad aumentare la tassa fondiaria per far fronte ai mancati proventi. Alla fine, insomma, il paradosso potrebbe essere quello di “pagare di più per avere di meno”. Tanto che i quebecchesi già sentono ‘puzza di bruciato’. Secondo un sondaggio Leger, pubblicato il 6 giugno scorso, due cittadini su tre non credono che il governo porti a casa il pareggio di bilancio già l’anno prossimo; e, quasi uno su due, si dice scettico sulla possibilità di rimettere in moto l’economia con la creazione di nuovi posti di lavoro. Che la pillola sia troppo indorata, per essere credibile?

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