Lo dicono i dati ufficiali del Ministero dell’Immigrazione. Ma i numeri restano bassi, se paragonati alle ondate del secolo scorso e ai nuovi arrivi da Paesi emergenti
come Cina, India e Filippine
Ottawa
– Gli italiani che nel 2013 sono diventati residenti permanenti sono 823,
ovvero il 139% in più rispetto al 2005. I numeri restano decisamente bassi, se
paragonati alle ondate del
secolo scorso, soprattutto nel dopoguerra (dal ’46 al ’55: 130.752 ingressi;
dal ’56 al ’65: 216.982; dal ’66 al ’75: 126.540; dall’ ’86 al ’95: 7.872 e dal
’96 al 2005: 4.794), ma l’inversione di tendenza appare evidente. Anche se
siamo lontani anni luce dai 3 Paesi che rappresentano i “serbatoi” più
importanti del Canada: 34mila residenti permanenti
dalla Cina, 33mila dall’India e 30mila dalle Filippine. Ad illustrare la
situazione dell’immigrazione italiana in Canada
sono stati, il 16 maggio scorso, a Toronto,
il Ministro della Cittadinanza e dell’Immigrazione Chris Alexander, il Ministro
del Multiculturalismo Jason Kenney e il collega responsabile dei Veterani,
Julian Fantino. Rispetto al 2005, i residenti permanenti sono più che
raddoppiati: da 344 sono passati a 823, ovvero il 139% in più. Inoltre, sempre
nel 2013, 421 studenti italiani, il 90% in più rispetto al 2005, hanno scelto
il Paese degli Aceri per completare la loro formazione accademica. Dopo un
periodo di lunga e costante discesa degli ingressi dal Belpaese (dal 1967 con
un picco di 31.635 al 2005 con soltanto 344 residenti, ovvero un ribasso del
99%), l’immigrazione italiana in Canada ha cominciato lentamente a risalire.
Tra i nuovi residenti permanenti, quelli che rientrano nella categoria della
‘classe economica’ (coloro, cioè, che sono stati accettati perché hanno una
somma da investire o sono in possesso di un contratto di lavoro) sono quasi
triplicati negli ultimi 10 anni. L’anno scorso il Canada
ha accolto 500 investitori dall’Italia, un aumento del 200% rispetto al 2003. L’inversione di
tendenza riguarda anche la categoria della ‘classe familiare’
(ricongiungimenti), che ha visto 294 nuovi residenti, il numero più alto in
quasi 20 anni. In generale, dal 2006 ad oggi, il Canada ha accolto in media 250 mila
persone da tutto il mondo. Dal 1946, gli italiani che hanno scelto di vivere in
Canada
sono più di 500 mila. A fare la differenza, nel 1967, è stata la riforma
dell’immigrazione, basata sul “sistema a punti”: i richiedenti dovevano
totalizzare più punti possibili (in una scala da 0 a 100), tenendo conto di 9
fattori, tra cui educazione (20), età (10) e conoscenza dell’inglese e del francese (10).
Fattori che hanno scoraggiato, di fatto, la domanda italiana, essendo gli
immigrati del
Belpaese del tempo quasi tutti analfabeti, e quindi impiegabili solo come
manodopera. Oggi gli italiani, complice un mercato del lavoro bloccato, hanno ripreso ad
emigrare: secondo l’Istat, solo negli ultimi cinque anni quasi 100 mila giovani
(94mila, per la precisione) sono espatriati. Sono giovani e laureati. Metà di
chi ‘scappa’ si ferma, però, in Europa. Ma la nuova frontiera è l’est: nei
primi mesi del 2014 oltre 6 mila italiani sono andati ad abitare a Mosca; così
come, dal 2011, gli Italiani che vivono a Budapest sono decuplicati, da 400 a
4mila. Senza dimenticare i 3.500 italiani che nel 2013 sono emigrati in Cina.
Il Canada resta una meta ambita, ma non riscalda il cuore come qualche decennio
fa: chi lascia il Vecchio Continente, punta a rifarsi una vita in Europa o in
Oriente. (V.G.)
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