Stop ai simboli religiosi per i dipendenti pubblici
Québec –
Dopo oltre due mesi di voci, smentite, polemiche, manifestazioni e
raccolte di firme, giovedì scorso il governo pechista ha depositato il progetto
di legge numero 60 sulla ‘Carta dei valori quebecchesi”. Il governo, dunque, fa
orecchio da mercante e va dritto per la sua strada. Nonostante le feroci
critiche provenienti dal Canada anglofono, l’opposizione del PLQ e delle
comunità culturali, il rischio di incostituzionalità ventilato dai giuristi dal
Ministero della Giustizia, il parere negativo della Commissione quebecchese dei
diritti della persone e la ferma contrarietà di Ottawa e del Comune di
Montréal, il Primo Ministro Pauline Marois è sempre più convinta della
necessità di approvare “la Carta, – questo il titolo ufficiale - che afferma la laicità e la neutralità
religiosa dello Stato, oltre che la parità tra uomo e donna”. Il testo recita
che “i membri del personale di un organismo pubblico non devono portare,
nell’esercizio delle proprie funzioni, un oggetto – come un copricapo, un capo
di abbigliamento o un gioiello - che manifesti, in maniera ostentata,
un’appartenenza religiosa”. Banditi dalle istituzioni pubbliche, dunque, hijab,
burqa, kippa, turbante, sikh e croce cristiana. Al ‘diktat’ devono uniformarsi
anche le educatrici, le infermiere e i funzionari municipali. Sono invece
esclusi gli eletti dell’Assemblea Nazionale, salvo un voto unanime dell’aula.
Per quanto riguarda il crocifisso all’Assemblea Nazionale, il disegno di legge
‘delega’ la stessa aula parlamentare a decidere se mantenere o meno il simbolo
cristiano. Tutti i funzionari pubblici hanno un anno di tempo per adeguarsi
alla legge. Fanno eccezione le strutture sanitarie, i cégep, le Università e le
municipalità, che possono
usufruire di un’ulteriore esenzione di 4 anni. Periodo che, per gli ospedali,
può anche raddoppiare. Il massimo della transizione, però, non va oltre i 9
anni. Tutti coloro che verranno assunti dopo l’adozione della legge non
potranno beneficiare di nessuna esenzione. Sono previsti, infine, dei
compromessi ragionevoli, ma solo se rispondono a dei criteri prestabiliti e se
rispettano il principio di uguaglianza di genere, di laicità e neutralità dello
Stato. Per Bernard Drainville, Ministro reponsabile delle Istituzioni
democratiche e della Partecipazione cittadina, la Carta sarà “una fonte di
armonia e di coesione per il Québec”.
Permetterà ai quebecchesi “di avvicinarsi e di conoscersi meglio – ha
aggiunto – dando vita ad uno spazio comune senza distinzioni religiose”. “La
diversità del Québec è una ricchezza – ha sottolienato la Marois -: oggi
abbiamo posto le basi per costruire una diversità che duri ancora più a lungo”.
PLQ CONTRO, CAQ POSSIBILISTA – Il leader del Partito liberale, Philippe
Couillard, ha ribadito la ferma contrarietà del suo partito: “Oggi è un
brutto giorno per il Québec – ha detto -: è un giorno di profonda rottura con
una storia lunga più di 400 anni, una storia di apertura, di ospitalità e di
integrazione”. Couillard ha accusato il governo di discriminazione al lavoro,
“soprattutto contro le donne: è un disegno di legge impraticabile, illegale e
incostituzionale”. “Oggi – ha aggiunto – abbiamo assistito ad un attacco
frontale contro i diritti e le libertà di tutti i quebecchesi: è un atto che
crea una profonda frattura nella società”. Couillard si oppone anche al ritiro
del Crocifisso dall’Assemblea Nazionale, in quanto parte del “patrimonio
storico e culturale della Provincia”. Più morbida la posizione della CAQ. La
portavoce della Coalition avenir Québec in materia di cultura, Nathalie Roy,
ha riconosciuto che “una Carta è necessaria”, augurandosi di poter collaborare
più attivamente con il governo. MONTREAL CONTRARIA: RISOLUZIONE E MEMORIA.
Il neo sindaco di Montréal, Denis Coderre, ha ribadito la sua forte
contrarietà alla legge perché “la Carta divide, mentre la neutralità dello
Stato è compatibile con una laicità aperta e inclusiva”. Il prossimo passo sarà
l’adozione di una nuova risoluzione da parte del nuovo consiglio comunale e la presentazione
di una ‘memoria’ al governo provinciale. “Abbiamo sempre sostenuto – ha
concluso – che l’integrazione non vuol dire uniformità e che una delle
peculiarità di Montréal è proprio la sua diversità culturale”. OTTAWA PRONTA
A CONTESTARE LA CARTA.Il Ministro federale del Multiculturalismo, Jason
Kenney, ha ribadito che, qualora la Carta venisse adottata, il governo
chiederà un parere giuridico al Ministero della Giustizia al fine di verificare
la conformità della legge quebecchese alla Carta canadese dei diritti e delle
libertà. I conservatori sono convinti che, nel caso in cui fosse interpellata, la Corte Suprema dichiarerebbe la Carta incostituzionale.
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