Tuesday, November 12, 2013

Il governo del Québec ha depositato il disegno di legge sulla Carta dei valori



Stop ai simboli religiosi per i dipendenti pubblici

Québec  Dopo oltre due mesi di voci, smentite, polemiche, manifestazioni e raccolte di firme, giovedì scorso il governo pechista ha depositato il progetto di legge numero 60 sulla ‘Carta dei valori quebecchesi”. Il governo, dunque, fa orecchio da mercante e va dritto per la sua strada. Nonostante le feroci critiche provenienti dal Canada anglofono, l’opposizione del PLQ e delle comunità culturali, il rischio di incostituzionalità ventilato dai giuristi dal Ministero della Giustizia, il parere negativo della Commissione quebecchese dei diritti della persone e la ferma contrarietà di Ottawa e del Comune di Montréal, il Primo Ministro Pauline Marois è sempre più convinta della necessità di approvare “la Carta, – questo il titolo ufficiale -  che afferma la laicità e la neutralità religiosa dello Stato, oltre che la parità tra uomo e donna”. Il testo recita che “i membri del personale di un organismo pubblico non devono portare, nell’esercizio delle proprie funzioni, un oggetto – come un copricapo, un capo di abbigliamento o un gioiello - che manifesti, in maniera ostentata, un’appartenenza religiosa”. Banditi dalle istituzioni pubbliche, dunque, hijab, burqa, kippa, turbante, sikh e croce cristiana. Al ‘diktat’ devono uniformarsi anche le educatrici, le infermiere e i funzionari municipali. Sono invece esclusi gli eletti dell’Assemblea Nazionale, salvo un voto unanime dell’aula. Per quanto riguarda il crocifisso all’Assemblea Nazionale, il disegno di legge ‘delega’ la stessa aula parlamentare a decidere se mantenere o meno il simbolo cristiano. Tutti i funzionari pubblici hanno un anno di tempo per adeguarsi alla legge. Fanno eccezione le strutture sanitarie, i cégep, le Università e le municipalità, che possono  usufruire di un’ulteriore esenzione di 4 anni. Periodo che, per gli ospedali, può anche raddoppiare. Il massimo della transizione, però, non va oltre i 9 anni. Tutti coloro che verranno assunti dopo l’adozione della legge non potranno beneficiare di nessuna esenzione. Sono previsti, infine, dei compromessi ragionevoli, ma solo se rispondono a dei criteri prestabiliti e se rispettano il principio di uguaglianza di genere, di laicità e neutralità dello Stato. Per Bernard Drainville, Ministro reponsabile delle Istituzioni democratiche e della Partecipazione cittadina, la Carta sarà “una fonte di armonia e di coesione per il Québec”.  Permetterà ai quebecchesi “di avvicinarsi e di conoscersi meglio – ha aggiunto – dando vita ad uno spazio comune senza distinzioni religiose”. “La diversità del Québec è una ricchezza – ha sottolienato la Marois -: oggi abbiamo posto le basi per costruire una diversità che duri ancora più a lungo”. PLQ CONTRO, CAQ POSSIBILISTA – Il leader del Partito liberale, Philippe Couillard, ha ribadito la ferma contrarietà del suo partito: “Oggi è un brutto giorno per il Québec – ha detto -: è un giorno di profonda rottura con una storia lunga più di 400 anni, una storia di apertura, di ospitalità e di integrazione”. Couillard ha accusato il governo di discriminazione al lavoro, “soprattutto contro le donne: è un disegno di legge impraticabile, illegale e incostituzionale”. “Oggi – ha aggiunto – abbiamo assistito ad un attacco frontale contro i diritti e le libertà di tutti i quebecchesi: è un atto che crea una profonda frattura nella società”. Couillard si oppone anche al ritiro del Crocifisso dall’Assemblea Nazionale, in quanto parte del “patrimonio storico e culturale della Provincia”. Più morbida la posizione della CAQ. La portavoce della Coalition avenir Québec in materia di cultura, Nathalie Roy, ha riconosciuto che “una Carta è necessaria”, augurandosi di poter collaborare più attivamente con il governo. MONTREAL CONTRARIA: RISOLUZIONE E MEMORIA. Il neo sindaco di Montréal, Denis Coderre, ha ribadito la sua forte contrarietà alla legge perché “la Carta divide, mentre la neutralità dello Stato è compatibile con una laicità aperta e inclusiva”. Il prossimo passo sarà l’adozione di una nuova risoluzione da parte del nuovo consiglio comunale e la presentazione di una ‘memoria’ al governo provinciale. “Abbiamo sempre sostenuto – ha concluso – che l’integrazione non vuol dire uniformità e che una delle peculiarità di Montréal è proprio la sua diversità culturale”. OTTAWA PRONTA A CONTESTARE LA CARTA.Il Ministro federale del Multiculturalismo, Jason Kenney, ha ribadito che, qualora la Carta venisse adottata, il governo chiederà un parere giuridico al Ministero della Giustizia al fine di verificare la conformità della legge quebecchese alla Carta canadese dei diritti e delle libertà. I conservatori sono convinti che,    nel caso in cui fosse interpellata, la Corte Suprema dichiarerebbe la Carta incostituzionale.

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