Serracchiani: più rapporti commerciali e culturali con il Canada
Promuovere e
rafforzare i rapporti economici, industriali ed enogastronomici tra il Friuli
Venezia Giulia e la Provincia dell’Ontario, accentuando, parallelamente, la
collaborazione istituzionale e quella scientifico-culturale tra gli atenei
delle due sponde dell’Atlantico. Soprattutto alla luce dell’accordo di libero
scambio siglato a metà ottobre tra Canada ed Unione Europea. Sotto questi
auspici si è svolta la missione regionale della presidente Debora
Serracchiani (in carica dal 22 aprile 2013) che, il 4 e 5 novembre scorsi,
è venuta in Canada accompagnata da una selezione di imprese (arredamento,
agroalimentare, impiantistica ad alta specializzaione) e da una delegazione
istituzionale formata dal presidente di Unioncamere Fvg Giovanni da Pozzo,
il magnifico rettore dell’Università di Udine Alberto Felice de Toni e
il presidente di Confindustria Udine Matteo Tonon. Un viaggio
strategico, anche in considerazione degli oltre 80.000 canadesi con radici in
Friuli Venezia Giulia. Una realtà importante, che ha spinto recentemente Ottawa
ad aprire un Consolato del Canada a Udine, presieduto dal Dott. Primo Di
Luca. LA VISITA. Mentre le aziende sono state impegnate a Toronto in
una serie di B2b con le controparti locali, lunedì 4 la delegazione
istituzionale è volata a Ottawa, dove è stata ricevuta dal Ministro federale Julian
Fantino, originario anche lui del Friuli. Martedì 5, invece, si è tenuto
l’incontro con il Premier dell’Ontario Kathleen Wynne. Raggiunta per
telefono, la Governatrice (che è stata anche deputata al Parlamento europeo dal
2009 al 2013) ci ha spiegato così la scelta del Canada per la sua prima
missione fuori dall’Europa: “Questo viaggio assume anche un significato
simbolico, oltre che economico e sociale: il Canada è stato un Paese storicamente
molto ospitale con i nostri migranti friulani e giuliani, che ancora oggi
mantengono stretti rapporti con la terra d’origine”. Proprio i connazionali
sono i veri ambasciatori dell’Italia nel mondo. “Assolutamente sì. Tra
l’altro, in questo momento ci sono due necessità epocali: ripensare i rapporti
con i corregionali all’estero e istituire dei rapporti con le seconde e terze
generazioni, altrimenti i loro figli rischiano di crescere troppo lontani dal
Belpaese. Sono proprio loro a chiederci di mantenere un contatto, che può
diventare anche un’occasione per intessere dei rapporti commerciali e
culturali. Non a caso, infatti, ad accompagnarmi c’è anche il rettore
dell’Università di Udine: vorremmo creare dei rapporti di scambio con studenti
e insegnanti insieme alle Università dell’Ontario”. Cosa può fare la
regione, concretamente, per essere più vicina ai suoi corregionali in Canada? “Le
faccio un esempio: la delegazione è formata anche da 5 imprese, che in questi
giorni hanno svolto degli incontri, in alcuni casi estremamente proficui, con
altrettante imprese di origine friulana. E che daranno vita a delle relazioni
commerciali. Stiamo avviando dei rapporti che coinvolgano i nostri corregionali
per continuare a sviluppare un contesto che non appartenga più soltanto al
passato, ma che guardi al futuro arricchendosi di nuove potenzialità. Tanto
che, da quando esiste questo tipo di relazioni, sono aumentati sia le
importazioni che le esportazioni tra la regione e il Canada”. Rapporti
commerciali che portrebbero facilitare la riscoperta delle proprie radici.“Certo,
sono un modo per rafforzare l’identità, ma anche per guardare al futuro:
un’esigenza che avvertono soprattutto le nuove generazioni”. Che idea si è
fatta dei friulani in Canada? “Molti di loro hanno avviato delle imprese di
successo che poi lasciano ai figli; i quali, a loro volta, hanno ereditato dai
genitori questa voglia di emergere. E devo dire che questa forte coesione,
questa volontà di coinvolgere le nuove generazioni, anche quelle che non parlano
italiano, che non conoscono il friulano, può avvicinare ancora di più le due
sponde dell’Atlantico”. In Italia, però, si parla poco dei connazionali
all’estero. “Nella nostra regione, anche per la storia particolare
dell’emigrazione, se ne parla e pure tanto. A livello nazionale, invece, la
materia non è molto trattata, a meno che non si fanno delle regole come quelle
per il voto degli italiani all’estero o per la ratifica degli accordi
bilaterali. Secondo me è un tema che va non solo riscoperto, ma anche
rafforzato nelle sue opportunità, proprio come stiamo facendo in Friuli”. Cosa
pensa del voto degli italiani all’estero? “Penso che sia stata e sia
un’occasione per mantenere un forte legame con la Madrepatria. Purtroppo, però,
per come è stata poi applicata, forse non si è dimostrata del tutto funzionale.
Quindi, probabilmente, andrebbe ripensata, facendo una valutazione insieme ai
nostri connazionali”. Si sente la presidente di tutti i friulani nel
mondo? “Per come sono stata accolta
in Canada, direi proprio di sì: ho notato un grande spirtito di appartenenza,
c’è ancora una voglia pazzesca di mantenere vivo il legame con la propria
regione”.
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