Tuesday, March 18, 2014

Lu Ye: sul palco per Papa Francesco e la pace nel mondo



di Vittorio Giordano (Il Cittadino Canadese)

È stata la prima soprano asiatica-cinese-canadese (non cattolica) ad esibirsi per il Sommo Pontefice

                       


Montréal - È una soprano, ma anche attrice, è nata in Cina, è taoista, vive a Montréal ma ama l’Italia. È Lu Ye, che in cinese vuol dire ‘bella giada’ (pietra preziosa adorata in Asia). Il 20 dicembre scorso è stata la prima cinese, ma anche la prima asiatica e canadese, a cantare in onore di Papa Francesco nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma. La sua interpretazione di “Ave Maria” di Bach e Gounod e “Silent night” di Gruber ha incantato tutti. “Ho cominciato studiando la musica classica cinese – ci ha raccontato - e poi mi sono appassionata di musica folk, nonostante molti miei colleghi universitari si cimentassero in opere come ‘Butterfly’ e’ Turandot’. Appena laureata, mi sono dedicata alla musica pop, più vicina ai giovani, più popolare e, soprattutto, più redditizia. Con il tempo, invece, è venuto fuori l’interesse per la musica lirica. L’opera è un pò come il cinema: ha una trama, dei personaggi e un finale. Ma è più difficile perché sul palcoscenico non puoi tornare indietro”.
Descrivici l’emozione di cantare per il Papa. “È stato molto emozionante: sapevo di vivere un momento storico, di essere la prima asiatica a cantare per il Pontefice. Poi ho pensato: se mi hanno scelta, ci sarà una ragione. E ho cercato di essere più spontanea possibile”. Sei una taoista che ha cantato per il Papa. E hai sempre sognato di cantare nelle chiese. “Sono affascinata dall’architettura, l’arte e l’acustica delle chiese. Cantare in chiesa è una forma di arte, slegata dalla religione. Facciamo tutti parte dell’umanità: sono sempre onorata di fare qualcosa per l’unione e la pace”.  Ti senti più soprano o attrice? “Il canto è stato il mio primo amore: l’emozione è più viva e diretta. I miei modelli sono Maria Callas e Mirella Fregni. Per quanto riguarda il cinema, prossimamente sarò protagonista di 2 produzioni americane”. Prima di arrivare in Canada, sei stata in Italia. “Sono stata 3 anni nel Belpaese, dove ho frequentatato l’Università di Perugia: è qui che ho imparato l’italiano”. Perché ti piace così tanto l’Italia? “È come quando ci si innamora. È stato un vero colpo di fulmine: avevo 12 anni quando mi sono ripromessa di visitarla. Dell’Italia mi piace soprattutto la cultura. E poi mi diverto nel guardare le persone: sono tutte simpaticissime, è un pò come rivedere Totò”. Come mai Montréal? “È stato il destino a portarmi in Canada. Montréal è bella, ma in Italia è più affascinante. E sarebbe stata più congeniale anche per la mia carriera. Ora sono mamma e voglio far parte della vita di mio figlio. Ho scelto di dedicarmi a lui, mettendo da parte la mia passione per il canto. Mi piacerebbe riprendere a cantare, altrimenti mi accontenterei di essere utile aiutando i giovani artisti”. Oggi si parla sempre più della Cina in termini economici. “È triste vedere la gente pensare alla Cina solo in termini di ricchezza economica dimenticando la sua millenaria tradizione culturale. Bisogna avere più equilibrio, come dice la filosofia taoista”. Ti piacerebbe tornare in Italia, magari come ospite di Sanremo? “Se dovesse capitare ci andrei di corsa. Sanremo per me è parte della cultura italiana. Sono sempre pronta ad abbracciare le belle cose della vita”. E infatti il 4 aprile si esibirà al Centro Leonardo da Vinci per un concerto benefico, mentre il 12 intonerà l’inno canadese e americano al Bell Centre prima della partita dei Canadiens contro i Rangers di NY.

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