Il Presidente Borsoi: ecco l'Italia di oggi
Entusiasmo,
creatività, spirito di collaborazione e…amore per l’Italia (di oggi). Sono
questi gli ‘ingredienti’ della Montréal Young Italian-Canadian Association
(MYICA.CA), la nuova Associazione presentata il 26 febbraio scorso alla Casa
d’Italia (alla presenza del Console Generale, Enrico Padula) e formata da
Gabriele Borsoi (presidente), Nicholas La Monaca (tesoriere e responsabile
scuola e Università), Vanessa Orsini (responsabile eventi), Joanne Napolitano
(segretaria), Sabrina Mercuri (vicepresidente), Michael Miele (responsabile
web) e Anne-Darla Del Negro-Jennings (rapporti esterni), che compongono il
direttivo. Sette giovani che hanno deciso di condividere la loro passione per
l’Italia attraverso una piattaforma che possa sintetizzare i loro pensieri
tricolori e farli sfociare in una serie di iniziative volte a riscoprire
l’italianità nella sua accezione moderna. Un organismo che vuole affiancare, e
non sostituire, l’articolato mondo associazionistico italo-montrealese con
un’offerta che catturi l’interesse dei più giovani (non solo di età, ma
soprattutto di mentalità): quelli che
vogliono conoscere l’Italia di oggi, non solo ricordare quella di ieri. È
l’altra faccia della medaglia, il tassello mancante: un organismo trasversale
che mira a rigenerare l’orgoglio per un Paese che non è più quello degli anni
’50 o ’60. Ma che, proprio per questo, è ancora più interessante. Una
‘filosofia’ che il presidente Gabriele Borsoi (30 anni, laureato in Economia,
di Roma ma da 2 anni a Montréal dove lavora per Dema, un’azienda che opera nel
campo dell’aeronautica e che fornisce componenti a Bombardier) ci ha spiegato
così: “Ho notato che molti italo-canadesi sono rimasti ancorati al passato: in
tante feste, per esempio, si sentono canzoni che in Italia non si sentono da
una vita. E gli stessi ragazzi, non tutti per la verità, sono legati ad un’idea
dell’Italia un po’ antiquata. Anch’io sono cresciuto ascoltando Venditti e
Baglioni. Però qui non conoscono cantanti di oggi come Ligabue, Vasco Rossi o i
Negramaro. E poi ho visto che, mentre i genitori e i nonni appartengono a
numerosissime Associazioni, i ragazzi non avevano lo stesso tipo di
organizzazione. Ragazzi che però mi sembravano orgogliosi della loro
italianità. Da qui l’idea di fornire loro un punto di riferimento, uno
strumento di connessione tra l’Italia di oggi e la Comunità italo-canadese, una
nuova struttura per incanalare la loro italianità da una dimensione individuale
ad una più collettiva. Per il 28 marzo abbiamo organizzato l’evento “Cibo di
strada”, riprendendo una tendenza italiana che sta prendendo piede anche a
Montréal: i partecipanti (20 $ il biglietto) potranno assaggiare piadine,
panini con la porchetta, arancini e gelati. E non è finita qui: ci piacerebbe
portare un paio di band dall’Italia, di cui una emergente; organizzare degli
spettacoli teatrali con giovani attori e registi, che hanno già una certa
visibilità in Italia; e lanciare il Fantacalcio, che appassiona tantissimi
giovani nel Belpaese”. Fermo restando la collaborazione con l’associazionismo
vecchio stampo: “Non si tratta di far sparire qualcosa che c’è già, ma di
integrarlo con qualcosa di nuovo. Sono convinto che la Comunità non ci farà
mancare il suo supporto. Sono sicuro che la nostra iniziativa avrà successo. È
un pò come tirare un calcio di rigore: non sai mai dove si butta il portiere,
ma fai gol solo sei sei sicuro di te. Se hai un minimo dubbio, invece, alla fine
sbagli”.
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