Ultima rilevazione Léger-Journal de Montréal: PLQ al 40% e PQ al 33%
di Vittorio Giordano
Montréal – Il dibattito tra i leader dei principali partiti
in lizza per le elezioni del
7 aprile non ha tradito le attese: il 20 marzo scorso gli elettori hanno
assistito ad una sfida televisiva a tutto campo sui temi più disparati: con
l’economia e l’identità nazionale che hanno infiammato gli animi, ‘infrangendo’
il tradizionale aplomb nordamericano. Attaccata sul ‘referendum’ e ‘Carta dei
valori’, il Primo Ministro Pauline Marois è apparsa in difficoltà e, costretta
sulla difensiva, ha provato ad uscire dall’angolo affermando che “queste
elezioni servono ad eleggere un governo, non a decidere su un referendum, che
comunque non si terrà finché la popolazione non sarà pronta”. Una risposta poco
convincente, che non esclude affatto una consultazione popolare nel prossimo futuro.
Tanto che François Legault, leader della CAQ, ha contrattaccato: “Non basta, si
tratta di un tema così delicato che i quebecchesi hanno diritto ad avere una
risposta chiara”. Marois, sempre più con le spalle al muro, ha cercato di
spostare la discussione sulla ‘Carta dei valori’, che riscuote ancora un certo
consenso tra la popolazione. Una Carta sulla quale lo stesso Legault si è
mostrato disponibile al confronto, mentre Philippe Couillard, capo del Partito
Liberale, ha chiuso ogni margine di trattativa: “Per risolvere un problema – ha
attaccato rispondendo a Leagult che gli chiedeva se accetterebbe un poliziotto
con la hijab - prima deve esistere, e in questo momento non c’è nessun caso che
giustifichi un provvedimento del genere”. “Sui segni religiosi nel pubblico
impiego – ha poi aggiunto - ci sono già dei regolamenti e spetta ai tribunali
prendere una decisione”. Anche questa, per la verità, è apparsa una risposta
evasiva e poco soddisfacente: le battaglie legali vanno sempre inquadrate in un
contesto politico più ampio, a cui nemmeno Couillard può e deve sottrarsi. Il
leader liberale ha cercato di rifarsi con una domanda tagliente al Primo
Ministro: “Quante donne che indossano degli ‘indumenti religiosi’ e che
lavorano negli ospedali vuole licenziare?” La risposta è stata altrettando
piccata: “L’unica donna che ha perso le sue funzioni è stata Fatima
Houda-Pepin, cacciata dal caucus liberale (per la sua posizione non allineata
sulla Carta dei valori, ndr)”. Ma la Marois ha dovuto difendersi anche dal
fuoco ‘amico’ della leader di ‘Québec solidaire’, Françoise David: “Non credo
proprio che mandare a casa una donna possa risolvere il problema
dell’integralismo”. All’accusa mossa ai
liberali sull’intenzione di tornare alla vecchia ricetta di Jean Charest
aumentando il debito pubblico, le reazioni sono state vibranti: le opposizioni
hanno ricordato al Primo Ministro lo stato ‘non propriamente roseo’ in cui
versa l’economia, ponendo l’accento sui posti di lavoro persi nell’ultimo
periodo. Sulle Commissioni scolastiche, poi, Legault, che ne auspica
l’abolizione, ha ricordato alla Marois come abbiano appena aumentato le tasse;
così come ha fatto presente a Couillard che anche lui ne è prigioniero, perché
sono tanti i Commissari nel suo partito. Infine la Marois si è detta orgogliosa
di aver tagliato la tassa sulle salute
introdotto dal governo Charest, anche se - per il momento - solo per i ceti
meno abbienti.
Liberali avanti nei sondaggi - Il dibattito ha confermato
una tendenza coincisa con l’ingresso in campo tra le fila pechiste di Pierre
Karl Péladeau, che ha spostato l’attenzione sul tema dell’indipendenza. Il
Partito pechista perde terreno a vantaggio dei liberali, che balzano
prepotentemente in testa nelle intenzioni di voto. Un trend confermato da tre
sondaggi diversi. Secondo quello realizzato da CROP per La Presse, e reso pubblico il 18 marzo, il Partito
liberale (PLQ) salirebbe al 39% e il PQ (Parti quebecchese) scenderebbe al 36%; mentre CAQ (Coalizione
Avvenire Québec) e Qs (Québec solidaire) si fermerebbero rispettivamente al 13%
e al 10%. In base ad un altro sondaggio, questa volta firmato da CTV/IPSOS REID
e divulgato il 19 marzo, il PLQ sarebbe primo con il 37% delle preferenze,
contro il 32% del PQ, il 16% della CAQ e il 10$ di Qs. Il partito della Marois
conserverebbe comunque un vantaggio importante tra gli elettori francofoni, con
il 38% delle preferenze: contro il 29% per i liberali, il 18% per la CAQ e il
12% per QS. Addirittura, un ultimissimo sondaggio Léger-Journal de Montréal, uscito il 25 marzo, dà il PLQ dal 40%, 7 punti avanti il PQ, sceso al 33%, quindi la CAQ al 15% e Qs al 9%. Lo stesso consenso tra i francofoni comincia a scricchiolare: pechisti al 40% e liberali al 30% contro, rispettivamente, il 44% e il 27% del 13 marzo scorso.
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