Secondo un sondaggio Léger-Journal de Montréal, al PLQ
andrebbero il 40% dei consensi, al PQ il 33%, alla CAQ il 15% e a QS il 9%
di Vittorio Giordano
di Vittorio Giordano
Montréal - Ancora un dibattito
senza esclusione di colpi e dai toni accesi, ma mai esasperati, quello andato
in scena giovedì scorso sul canale TVA e che ha visto i quattro leader dei
principali partiti ‘darsele di santa ragione’, soprattutto su integrità e
identità nazionale. Un dibattito che ha rispecchiato la campagna elettorale
degli ultimi giorni, con Pauline Marois costretta a battere in ritirata
sul referendum, François Legault all’arma bianca contro gli sprechi
della burocrazia; e Philippe Couillard, dato col vento in poppa da tutti
i sondaggi, messo alle strette per il suo conto in un paradiso fiscale ma,
soprattutto, per il suo rapporto con l’ex direttore generale del Centro
Universitario Sanitario della McGill (CUSM), Arthur Porter, accusato di frode.
Nel
primo caso, la leader di Québec solidaire, Françoise David, ha chiesto
spiegazioni sui 600.000 $ depositati dal leader liberale in una banca
dell’Isola di Jersey, durante il periodo di lavoro in Arabia Saudita. Un gesto
sicuramente legale ma moralmente discutibile, secondo la David. Secca la
risposta di Couillard: “Ho agito come qualsiasi connazionale non residente che
lavora all’estero, rispettando la legge fiscale canadese”.
A
chiedere lumi su una compagnia registrata insieme a Porter, invece, è stato
Legault: “Qual era il vostro piano d’affari?”. “Questa compagnia – è stata la
risposta piuttosto piccata – non è mai stata attivata, non è mai esistita”.
Couillard si è dovuto difendere anche dalle accuse di finanziamento
illecito al suo partito, questa volta mosse dalla Marois, su “400 mila $ di cui
si sono perse le tracce nei libri contabili liberali”. “Non c’è nessun
documento che ne prova l’esistenza”. Couillard sotto accusa, infine, anche per
l’approccio - giudicato blando - nella difesa della lingua francese. Una tesi
respinta dal diretto interessato, che non ha tuttavia negato come sia
importante promuovere anche l’apprendimento della lingua inglese, ribadendo
quindi la proposta di rilanciare l’Inglese intensivo nel 6° anno delle
Primarie.
Il
‘mirino’ si è quindi spostato su Pauline Marois, messa alle strette per i suoi
malcelati propositi di referendum sull’indipendenza: “Non è il termine
‘Determinata’ che dovrebbe campeggiare sul suo Pullman, ma ‘Sconnessa’”, ha
tuonato Legault, visto che “il 70% dei quebecchesi non vogliono sentir parlare
di referendum”. La leader pechista ha ribadito: “Non ci sarà nessuna
consultazione referendaria fino a quando i quebecchesi non saranno pronti”.
Marois
sotto attacco anche sulla Carta dei valori: secondo Legault, che vorrebbe
vietare indumenti che richiamano l’appartenenza religiosa solo ai dipendenti
pubblici con un ruolo di comando, la leader pechista non ha voluto raggiungere
un compromesso solo per motivi elettoralistici, mentre secondo Couillard
l’approvazione della Carta farebbe da preludio a numerosi licenziamenti. “La
Carta – ha risposto il Primo Ministro – vuole unire e non dividere, ed è
appoggiata dalla maggioranza dei quebecchesi. Nessuno sarà cacciato, perché ci
sarà un periodo di transizione che permetterà a tutti di adeguarsi alla nuova
legge”.
La
Marois ha dovuto respingere l’ennesimo attacco di Legault, che ha messo in
dubbio la legittimità di alcune nomine nell’alta funzione pubblica (come quella
di Nicolas Girard all’Agenzia Metropolitana di Trasporto), decise, secondo lui,
più da logiche di appartenenza partitica che di competenze ed esperienze
maturate sul campo. “Parlano i conti in ordine”, ha ribattuto con forza la
leader pechista.
Couillard
ha poi puntato il dito contro Legault ed il suo progetto di abolire le
Commissioni scolastiche, che invece svolgono un ruolo essenziale di coesione
nelle zone rurali della Provincia. La reazione del leader cachista non si è
fatta attendere: “Sia pechisti che liberali vogliono aumentare di miliardi di
dollari il debito pubblico del Québec”.
Sulla
sanità, a sembrare più convincente è stato ancora una volta Legault, che ha riaffermato
la volontà di abolire le agenzie sanitarie e di ridurre così il personale
amministrativo. Couillard, che ha ribadito l’intenzione di creare 50
super-cliniche, ha risposto che molti impiegati amministrativi forniscono anche
servizi ai pazienti, mentre la David ha confermato la proposta di tenere aperte
le CLSC 7 giorni su 7; e la Marois ha ricordato che, dopo l’arrivo del PQ al
potere, ben 350.000 persone in più possono contare su un medico di famiglia.
ULTIMO SONDAGGIO: LIBERALI VICINI ALLA MAGGIORANZA - Secondo l’ultimo
sondaggio a nostra disposizione, quello realizzato da Léger e pubblicato dal
Journal de Montréal il 25 marzo scorso, i liberali raccoglierebbero il 40% dei
consensi, contro il 33% per il Parti québécois, il 15% per la CAQ e il 9% per
Québec Solidaire. Il consenso pechista cala anche tra i francofoni: sono ancora
primi con il 40 % delle preferenze, ma i liberali salgono al 30% (rispetto al
44% e 27$ del 13 marzo scorso). Secondo un ultimissimo sondaggio CROP, però,
tra i francofoni ci sarebbe una forte ripresa della CAQ, che balzerebbe al 24%,
contro il 36% del PQ e il 29% del PLQ.
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