Tuesday, April 1, 2014

ELEZIONI QUEBEC, dibattito tv: Legault convincente, Couillard sotto attacco




Secondo un sondaggio Léger-Journal de Montréal, al PLQ andrebbero il 40% dei consensi, al PQ il 33%, alla CAQ il 15% e a QS il 9%

di Vittorio Giordano



Montréal - Ancora un dibattito senza esclusione di colpi e dai toni accesi, ma mai esasperati, quello andato in scena giovedì scorso sul canale TVA e che ha visto i quattro leader dei principali partiti ‘darsele di santa ragione’, soprattutto su integrità e identità nazionale. Un dibattito che ha rispecchiato la campagna elettorale degli ultimi giorni, con Pauline Marois costretta a battere in ritirata sul referendum, François Legault all’arma bianca contro gli sprechi della burocrazia; e Philippe Couillard, dato col vento in poppa da tutti i sondaggi, messo alle strette per il suo conto in un paradiso fiscale ma, soprattutto, per il suo rapporto con l’ex direttore generale del Centro Universitario Sanitario della McGill (CUSM), Arthur Porter, accusato di frode.
     
       Nel primo caso, la leader di Québec solidaire, Françoise David, ha chiesto spiegazioni sui 600.000 $ depositati dal leader liberale in una banca dell’Isola di Jersey, durante il periodo di lavoro in Arabia Saudita. Un gesto sicuramente legale ma moralmente discutibile, secondo la David. Secca la risposta di Couillard: “Ho agito come qualsiasi connazionale non residente che lavora all’estero, rispettando la legge fiscale canadese”.
     
       A chiedere lumi su una compagnia registrata insieme a Porter, invece, è stato Legault: “Qual era il vostro piano d’affari?”. “Questa compagnia – è stata la risposta piuttosto piccata – non è mai stata attivata, non è mai esistita”.
      
       Couillard si è dovuto difendere anche dalle accuse di finanziamento illecito al suo partito, questa volta mosse dalla Marois, su “400 mila $ di cui si sono perse le tracce nei libri contabili liberali”. “Non c’è nessun documento che ne prova l’esistenza”. Couillard sotto accusa, infine, anche per l’approccio - giudicato blando - nella difesa della lingua francese. Una tesi respinta dal diretto interessato, che non ha tuttavia negato come sia importante promuovere anche l’apprendimento della lingua inglese, ribadendo quindi la proposta di rilanciare l’Inglese intensivo nel 6° anno delle Primarie.
      
     Il ‘mirino’ si è quindi spostato su Pauline Marois, messa alle strette per i suoi malcelati propositi di referendum sull’indipendenza: “Non è il termine ‘Determinata’ che dovrebbe campeggiare sul suo Pullman, ma ‘Sconnessa’”, ha tuonato Legault, visto che “il 70% dei quebecchesi non vogliono sentir parlare di referendum”. La leader pechista ha ribadito: “Non ci sarà nessuna consultazione referendaria fino a quando i quebecchesi non saranno pronti”.
     
       Marois sotto attacco anche sulla Carta dei valori: secondo Legault, che vorrebbe vietare indumenti che richiamano l’appartenenza religiosa solo ai dipendenti pubblici con un ruolo di comando, la leader pechista non ha voluto raggiungere un compromesso solo per motivi elettoralistici, mentre secondo Couillard l’approvazione della Carta farebbe da preludio a numerosi licenziamenti. “La Carta – ha risposto il Primo Ministro – vuole unire e non dividere, ed è appoggiata dalla maggioranza dei quebecchesi. Nessuno sarà cacciato, perché ci sarà un periodo di transizione che permetterà a tutti di adeguarsi alla nuova legge”.        
      
       La Marois ha dovuto respingere l’ennesimo attacco di Legault, che ha messo in dubbio la legittimità di alcune nomine nell’alta funzione pubblica (come quella di Nicolas Girard all’Agenzia Metropolitana di Trasporto), decise, secondo lui, più da logiche di appartenenza partitica che di competenze ed esperienze maturate sul campo. “Parlano i conti in ordine”, ha ribattuto con forza la leader pechista.
      
     Couillard ha poi puntato il dito contro Legault ed il suo progetto di abolire le Commissioni scolastiche, che invece svolgono un ruolo essenziale di coesione nelle zone rurali della Provincia. La reazione del leader cachista non si è fatta attendere: “Sia pechisti che liberali vogliono aumentare di miliardi di dollari il debito pubblico del Québec”.

        Sulla sanità, a sembrare più convincente è stato ancora una volta Legault, che ha riaffermato la volontà di abolire le agenzie sanitarie e di ridurre così il personale amministrativo. Couillard, che ha ribadito l’intenzione di creare 50 super-cliniche, ha risposto che molti impiegati amministrativi forniscono anche servizi ai pazienti, mentre la David ha confermato la proposta di tenere aperte le CLSC 7 giorni su 7; e la Marois ha ricordato che, dopo l’arrivo del PQ al potere, ben 350.000 persone in più possono contare su un medico di famiglia.

ULTIMO SONDAGGIO: LIBERALI VICINI ALLA MAGGIORANZA - Secondo l’ultimo sondaggio a nostra disposizione, quello realizzato da Léger e pubblicato dal Journal de Montréal il 25 marzo scorso, i liberali raccoglierebbero il 40% dei consensi, contro il 33% per il Parti québécois, il 15% per la CAQ e il 9% per Québec Solidaire. Il consenso pechista cala anche tra i francofoni: sono ancora primi con il 40 % delle preferenze, ma i liberali salgono al 30% (rispetto al 44% e 27$ del 13 marzo scorso). Secondo un ultimissimo sondaggio CROP, però, tra i francofoni ci sarebbe una forte ripresa della CAQ, che balzerebbe al 24%, contro il 36% del PQ e il 29% del PLQ.

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