All’Assemblea Nazionale il PLQ avrà dalla sua parte 70
deputati su 125. Cocente sconfitta per il Primo Ministro uscente Pauline Marois
che, neppure rieletta nel collegio di Charlevoix-Côte-de-Beaupré, si dimette da
leader del Parti québécois che diventa opposizione ufficiale dopo aver guidato
il governo più breve (soli 18 mesi) della storia della Belle
Province
di Vittorio Giordano (@vittoriog82)
Sarà un governo liberale maggioritario. Dopo 33
giorni di campagna elettorale accesa e a tratti infuocata, lunedì 7 aprile il
popolo quebecchese si è espresso senza tentennamenti: il 71,51% degli aventi
diritto, su un totale di 6.012.440 elettori (contro il 74,6% del 2012) ha
voluto fare una grande “pulizia di primavera” dicendo chiaro e tondo che
vogliono essere governati dal Partito Liberale del Québec guidato da Philippe
Couillard (eletto nel collegio di Roberval), che potrà contare sulla
maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale.
MAROIS NON RIELETTA SI DIMETTE. Addirittura non
rieletta il Primo Ministro uscente, Pauline Marois, sconfitta nel
collegio di Charlevoix-Côte-de-Beaupré dalla sua rivale liberale Caroline
Simard. La Marois non ha potuto che prendere atto della cocente sconfitta e
rassegnare mestamente le dimissioni dal partito e dalla vita politica. Una
batosta per il Parti québécois (PQ), relegato al ruolo di opposizione
ufficiale.
UNA VITTORIA NETTA.
Appena dopo la chiusura dei seggi alle 20, l’esito del voto è apparso
subito incontrovertibile: il Partito Liberale ha preso un vantaggio tale da non
lasciare nessuna speranza di rimonta agli avversari. A mezzanotte, con 21.609
seggi scrutinati su 21.617, i risultati sono già definitivi: su un totale di
125 seggi e 814 candidati in lizza, il PLQ ne conquista 70 (7 in più dei 63 che
valgono la maggioranza), contro i 30 del Partito québécois (PQ), i 22 della
Coalition avenir Québec (CAQ) e i 3 di Québec solidaire (QS). Questi ultimi
sono il leader Amir Khadir nella circoscrizione di Mercier, la portavoce
Françoise David nella contea di Gouin e Manon Massé a
Sainte-Marie-Saint-Jacques.
NEL 2012 LA VITTORIA DEL PQ COL 31.95%. Impietoso il
confronto con la composizione dell’Assemblea nazionale uscente: 54 deputati per
il PQ (32%), 49 per il PLQ (31%), 18 per la CAQ (27%) e 2 per QS (6%), più i
due deputati indipendenti Daniel Ratthé (Blainville) e Fatima Houda-Pepin (La
Pinière).
VOTO POPOLARE: PLQ AL 41.50%. In termini di voti popolari (che però contano poco ai fini della
distribuzione dei seggi, visto che nel sistema elettorale maggioritario secco
basta un voto in più per vincere), il PLQ conquista il 41.50% dei consensi
(1.756.638 voti), il PQ il 25.38% (1.074.348), la CAQ il 23.05% (975.804) e QS
il 7.64% (323.334). Con meno del
26%, il PQ incassa il peggiore risultato degli ultimi decenni. Nel 2007, con
André Boisclair alla guida del partito, il PQ aveva raccolto il 28% dei
suffragi e 36 seggi, un risultato interpretato da molti come la fine di ogni
velleità indipendentista.
IL RISCATTO DI COUILLARD. Eletto leader nel marzo del
2013, Philippe Couillard è riuscito a riguadagnare la fiducia degli
elettori, dopo la brutta sconfitta del settembre 2012 quando, con Jean
Charest ‘logorato’ dai movimenti studenteschi contrari all’aumento delle
tasse scolastiche, il Partito liberale era sceso al 31%, il peggior risultato
degli ultimi 40 anni. Couillard, capace di aggiudicarsi una roccaforte pechista
come Roberval, è il simbolo della riscossa liberale. Tra i liberali, molti i
candidati-vedettes eletti, come Dominique Vien a Bellechasse, Hélène David a
Outremont, Martin Coiteux a Nelligan, Nicole Ménard a Laporte e Christine
St-Pierre a L’Acadie. L’ex presidente della Federazione dei medici specialisti
del Québec, Gaétan Barrette, ha battuto l’ex liberale Fatima Houda-Pepin (59%
contro 23%). Ce l’hanno fatta anche l’ex Presidente di Investissement Québec
Jacques Daoust (Verdun) e l’economista Carlos Leitao J (Robert Baldwin).
LA DEBACLE DI
PAULINE MAROIS E DEL SUO PQ. Dal canto suo, il Primo Ministro uscente, Pauline
Marois (la prima donna alla testa di un governo quebecchese), ha gettato
alle ortiche un governo durato solo 18 mesi, il più breve di tutta la storia
della Belle Province. Il 5 marzo scorso, convinta dai sondaggi favorevoli
(rivelatesi, a posteriori, ingannevoli), ha deciso di sciogliere l’Assemblea
nazionale nella convinzione di riuscire a conquistare la maggioranza in
Parlamento e ad approvare finalmente la Carta dei valori (cavallo di battaglia
della sua politica a difesa dell’identità quebecchese), ponendo fine all’ostruzionismo
delle opposizioni. Fatale, secondo molti analisti, si è rivelata l’ipotesi di
una consultazione popolare per l’indipendenza, caldeggiata a più riprese da Pierre
Karl Péladeau. Tra i pechisti che sono riusciti a sopravvivere al
‘terremoto liberale’, ricordiamo: Nicole Léger a Pointe-aux-Trembles, Bernard
Drainville a Marie-Victorin, Pascal Bérubé a Matane e François Gendron a
Abitibi-Ouest. Ce l’ha fatta anche il magnate dell’editoria Pierre Karl
Péladeau, eletto a Saint-Jérôme con il 37% delle preferenze contro la caquista
Patrice Charbonneau, che si è fermata al 32%. Mentre hanno dovuto alzare
bandiera bianca, tra gli altri, l’ex presidente della Federazione universitaria
del Québec (FEUQ), Martine Desjardins, sconfitta dal cachista Claude
Surprenant, (31.19% contro il 30.06%) e
il suo ex collega Léo Bureau-Blouin, sconfitto dal liberale Saul Polo
(44,15% contro 31,06 %). Oltre, tra gli altri, al Ministro dell’Ambiente
Yves-François Blanchet nel collegio di Johnson, il collega della Sanità, Réjean
Hébert, a Saint-François, l’economista Simon Prévost a Montarville e l’ex
giornalista Alexis Deschênes a Trois-Rivières.
LA RIMONTA DELLA CAQ. Dopo una partenza lenta, la
CAQ ha ‘soffiato’ almeno 8 collegi al Parti Québécois, soprattutto in
roccaforti tradizionalmente pechiste come Masson, Repentigny e Mirabel. Tra i
candidati della CAQ, ce l’hanno fatta Christian Dubé a Lévis, Sylvie Roy in
Arthabaska e François Bonnardel A Granby.
Rieletto
nel collegio dell’Assomption François Legault, leader della CAQ. (V.G.)
Pauline Maris si dimette: “Sono fiera dei miei 18 mesi”
È con voce rotta dall’emozione che la
leader del Parti québécois (PQ), Pauline Marois, ha annunciato le sue
dimissioni dal partito e dalla vita politica, davanti a centinaia di militanti
in lacrime. “Vi ringrazio per l’impegno che mi avete dimostrato – ha detto
rivolgendosi alla sua squadra – e mi congratulo con tutti i leader degli altri
partiti”. “I quebecchesi si sono pronunciati – ha aggiunto - e noi tutti
dobbiamo accettare questo risultato”. “Sono orgogliosa dei miei 18 mesi al
potere – ha aggiunto -: abbiamo fatto tante cose importanti per i quebecchesi”.
L’ex leader pechista non ha nascosto l’amarezza e la preoccupazione per la
lingua francese: “Il mio rimpianto è di non aver rafforzato abbastanza la
presenza del francese. Sono molto preoccupata per la nostra lingua: dobbiamo
continuare a difenderla ovunque e in ogni momento”, ha concluso. Pauline Marois
ha fatto politica per oltre 30 anni, occupando posti di rilivevo come il
Ministero delle Finanze, della Salute e dell’Educazione. (V.G.)
Philippe
Couillard: “Basta divisioni, ora la riconciliazione”
Visibilmente soddisfatto, il nuovo Primo Ministro del
Québec, Philippe Couillard, ha promesso ai suoi militanti in festa un
governo “stabile” che possa andare incontro agli interessi di tutti i
quebecchesi, “a partire dall’economia e dal lavoro”. “Siamo tutti quebecchesi –
ha aggiunto -: dobbiamo concentrarci su quello che ci unisce, perché tutto
quello che condividiamo ci rende più forti”. “Quella di stasera – ha
sottolineato - è la vittoria di un popolo fiero, unito ed ambizioso”. “Mi
impegno a dirigere per i prossimi 4 anni un governo responsabile, integro,
competente e trasparente: sarò il Primo Ministro di tutti, nel segno del lavoro
e della prosperità di tutti”. “La nostra lingua, la nostra bandiera ed i nostri
valori appartengono a tutti i quebecchesi”, ha sottolineato con orgoglio.
“Lavoreremo tutti insieme per la prosperità, che è la sola che può garantire la
piena libertà delle nostre scelte”. “La difesa e la promozione dei nostri
interessi, l’attaccamento alla federazione canadese e l’apertura verso il mondo
– ha ribadito - saranno i capisaldi della nostra azione di governo”. Poi la
frase più importante: “È finito il tempo della divisione: è arrivato il momento
della riconciliazione”. “A partire da adesso – ha concluso - lavoreremo tutti
insieme per il progresso: voglio unire tutti i quebecchesi di tutte le regioni,
di tutti gli orizzonti e di tutte le generazioni, per aprire le porte dell’avvenire
alla nostra gioventù, che è piena di speranze”. (V.G.)
RIELETTI TUTTI I CANDIDATI ITALIANI
Tra i candidati italiani,
sono stati rieletti Rita Lc de Santis (PLQ) nel collegio di
Bourassa-Sauvé (con il 60,33%, 17.306 voti); Filomena Rotiroti (PLQ) a
Jeanne-Mance-Viger (78,58%, 26.223 voti); Richard Merlini (PLQ) in quella di
LaPrairie (33,9%, 10.765 voti); Robert Poëti (PLQ), nel collegio di Marguerite
Bourgeoys (70,35%, 25.604 voti) e Alexandre Iracà (PLQ) a Papineau (50,43%,
17.934 voti).
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